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Corpi sensuali e città stilizzate di Roberto Pinetta


Roberto Pinetta

di Cinzia Folcarelli

Attimi di contemporaneità animano le opere di Roberto Pinetta, artista romano che si esprime sia con la pittura che con la scultura e la grafica. 
Autobus e metropolitane affollati, spiagge assolate gremite di bagnanti, amanti a passeggio, futuri genitori intenti a fare shopping, ma anche lo tsunami delle Maldive e il crollo delle Torri Gemelle: questi ed altri i protagonisti dei dipinti dell’artista che si susseguono sulle pareti dell’Università E-Campus in una esposizione personale (inaugurazione 8 novembre) caratterizzata da grande vivacità coloristica e da una cifra stilistica chiara e riconoscibile, memore della Pop-Art, del Surrealismo e della Metafisica.

Volti dai tratti somatici appena accennati e corpi flessuosi si muovono all’interno di scenari metafisici, quinte teatrali del grande spettacolo del mondo. È un universo solo apparentemente leggero e giocoso quello raffigurato da Pinetta, in realtà ricco di contenuti importanti legati alla contemporaneità. È vero però che anche se l’artista affronta temi tragici, come lo Tsunami delle Maldive o il crollo delle Torri Gemelle, nelle sue opere prevale sempre la speranza nel futuro. Nell’allestimento della mostra si è scelto di sottolineare questa sua caratteristica proprio ponendo di fronte a queste due opere dal tema drammatico, due dipinti che sono un inno alla vita e all’amore familiare, “Dolce attesa” e “La mia mamma”. Il tema della famiglia è molto caro all’artista e si ritrova in altre opere scelte per questa esposizione, raffiguranti scene di vita vissuta tra giochi di bambini e impegni domestici.

Altro tema caro all’artista è il mare e la sua produzione è infatti ricca di opere che lo raffigurano. In particolare ad essere raffigurati sono bagnanti sul bagnasciuga affollato e bambini intenti a giocare, in un caleidoscopio di forme e colori.

Le donne di Pinetta sono sempre sensuali e ammaliatrici. Mogli, madri e amanti, sempre fortemente presenti sulla superficie della tela, si muovono sinuose e accattivanti. 
In ogni sua opera, quale che sia il tema trattato, il colore domina su tutto.

I forti contrasti cromatici sono caratterizzati anche dalla presenza di tonalità fluo. Inoltre le opere sono a volte arricchite da inserti materici come in “I tre pesci rossi”, in cui una bambina cerca di prendere i pesci nella boccia di vetro o come in “La Marionetta”, in cui Pinocchio viene manovrato da un burattinaio, o ancora in “The button”, in cui il protagonista sta per premere un bottone con conseguenze che non ci è dato di sapere…forse positive o forse negative

Scenari surreali improntano invece “Independence” e “Campato in aria”, opere studiate fin nei minimi particolari, surreali, simboliche ed enigmatiche, caratterizzate dall’uso del colore grigio nelle sue varie sfumature.
Altri lavori raccontano la vita di tutti i giorni, uomini e donne che salgono e scendono dai mezzi pubblici affollati o che si recano a fare la spesa al supermercato, ragazzi che si preparano per gli esami scolastici e famiglie davanti alla tv.

Ma nei lavori di Pinetta c’è ampio spazio anche per la fantasia, e allora ecco che in “Vorrei essere un aquilone”, memore di Chagall, l’artista regala alla protagonista il dono del volo.
Tutti i personaggi raffigurati, sia donne che uomini, hanno le mani di colore diverso rispetto al corpo, di solito una di colore rosso e una di colore nero, più raramente blu. Questa particolare caratteristica mette in evidenza i gesti dei protagonisti anche rispetto allo sfondo delle opere. Lo sguardo dei soggetti raffigurati guarda sempre verso lo spettatore, anche se ad essere dipinto è solo uno dei due occhi.

L’artista ha realizzato anche cicli di opere dedicati a grandi artisti, cantanti e attrici del passato e del presente, e opere sacre, anche polittici, dal forte impatto visivo. I suoi lavori sono stati esposti in spazi pubblici e privati in Italia e all’estero. Dal 2002 partecipa inoltre alla rassegna di arte contemporanea I cento pittori di Via Margutta.

 

A ROBERTO PINETTA

Maurizio Di Palma
(scrittore-saggista) (8 luglio 2013)

Abbiamo incontrato le opere di Roberto Pinetta visitando Castel Gandolfo, all’esposizione organizzata dall’Associazione “Cento pittori di Via Margutta”, che si è svolta dal 4 al 7 luglio.
Al primo sguardo apprendiamo immediatamente che siamo di fronte a opere che ci offrono una lettura personale e stilizzata della pittura cubista e metafisica, ma se approfondiamo la conoscenza comprendiamo che è una stilizzazione, arricchita da una particolare attenzione, verso i mondi dei mass media e della pubblicità. In questa stilizzazione l’artista ha trovato la sua fonte pura, cristallina, zampillante d’ispirazioni.
Sia nelle scene quotidiane che nei presunti omaggi alle grandi icone del mondo dell’immagine (come Marilyn Monroe, i Beatles o la Gioconda di Leonardo), la ricomposizione della realtà risulta misurata e in perfetto equilibrio tra le geometrie di un realismo metafisico e una lucida e ludica ironia.
Nella sinuosità surreale che assumono le figure umane si mostra il seducente potere dei monitor e dei teleschermi e il corredo di oggetti, da enigmatici o allusivi, divengono indizi che rivelano il disorientamento.


Particolarmente significativo ci sembra l’elemento del fumo. Che sia delle sigarette o esalante dalle tazze di caffè e di tè, il fumo sembra alludere a quello che resta del calore della vita quando siamo sedotti dalle lusinghe della dimensione virtuale globalizzata.
“La fumatrice”, “Hotel Lindy”, “La taxista”: la chiave di lettura della seduzione risulta evidente per giustificare la presenza preminente della donna.
Quando invece scompaiono le figure umane, come in “Senza tempo” o “La ciambella”, la dimensione metafisica si acuisce accentuando il senso della solitudine.
Roberto Pinetta, come Robert Musil, sa che non può chiedersi o chiederci chi siamo senza prima aver risposto dove siamo. Siamo al cospetto della sacralità del pixel, degli spot e delle copertine patinate, nei nostri appartamenti, rassicurati da porte blindate e sistemi antifurto, in una condizione d’ipnosi, d’immobilità, di paralisi che esorcizziamo con il fitness, il benessere del corpo, l’esercizio fisico fine a se stesso, svuotato di ogni valore umano e votato all’apparenza. E con freddezza impassibile passiamo dalla “Finestra sul cortile” all’Arca di Noè, dalla tragedia dell’Undici Settembre” allo “Shopping”, dal mito dell’Africa alla retorica del “Fine-settimana”.
Siamo a un passo dagli stessi temi che trattano due film famosi come “ The Truman show” di Peter Weir e “Matrix” dei fratelli Wachowsky, per non citare l’orwelliano abusato Grande Fratello.
Attraverso il suo stile e le inquadrature delle sue opere Roberto, quasi inavvertitamenre, sa tramutare i punti esclamativi del potere mediatico in punti interrogativi, insinuando, con la raffinatezza di chi evita l’eccesso come il difetto, il sano strumento del dubbio.
Con questo dubbio Roberto Pinetta gioca divertito e disincantato, scevro da qualsiasi recriminazione moralistica.

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