INTERVISTA a CRISTOFORO RUSSO

Cristoforo Russo, giovane artista proveniente dalla scuola del Maestro Vito Esposito di Torre del Greco. Attraverso la passione per i paesaggisti elabora uno stile del tutto personale, addolcendo la sua pennellata impetuosa e passionale, grazie ad una tavolozza calda ed equilibrata. La natura esercita su di lui il potere di smarrire la ragione a favore del sentimento verso i suoi simili: superfici colpite dalla luce generano vibrazioni cromatiche orecchiabili. Vedere delle nuvole con il sole basso sul mare e rimanere a bocca aperta, commuoversi davanti un abbraccio e sentire il bisogno di fissare il tutto su di un supporto. Quando il pittore sente la pulsione di dipingere quella luce, quei toni, quei riflessi, quella figura umana, vuol dire che il comune spirito di osservazione e senso della natura si trasformano in senso dell’esistenza. Giornalista e appassionato di cultura popolare, abbina la formazione teatrale a quella accademica internazionalista, che lo fanno approdare alla pittura nel corso dei suoi lunghi viaggi. Vincitore di premi e presente su numerose pubblicazioni, l’autore partecipa ad una serie di mostre, tra cui l’ultima personale a Porto Recanati presso la Biblioteca Moroni. Oggi le sue opere sono in possesso di alcune collezioni private, musei, ambasciate e sedi istituzionali in Europa, Africa e Stati Uniti.

Come, perché e quando ti sei avvicinato all’arte? Da sempre l’arte in generale mi ha ipnotizzato. Te ne accorgi dal fatto che non ti pesa trascorrere tempo in museo, per coi correre al cavalletto a dipingere. Prima da giornalista ho seguito gli artisti torresi e la cultura popolare. Poi  ho  abbinato la formazione teatrale a quella accademica internazionalista, che mi hanno fatto approdare alla pittura nel corso dei miei lunghi viaggi. Ad accogliermi il mio primo Maestro Vito Esposito di Torre del Greco, al quale devo tanto.


Quale soggetti ami rappresentare particolarmente? Sicuramente tutto parte dalla figura. Ad essere onesto non credo che l’astratto abbia ancora qualcosa da dire. La natura esercita su di me il potere di smarrire la ragione a favore del sentimento verso i miei simili: superfici colpite dalla luce generano vibrazioni cromatiche orecchiabili. Devo ringraziare la tradizione artistica di Torre del Greco, la mia città natale, residenza di affetti e fonte di ispirazione continua.

Cosa ispira le tue opere? Come nascono? Vedere delle nuvole con il sole basso sul mare e rimanere a bocca aperta, commuoversi davanti un abbraccio e sentire il bisogno di fissare il tutto su di un supporto. Quando il pittore sente la pulsione di dipingere quella luce, quei toni, quei riflessi, quella figura umana, vuol dire che il comune spirito di osservazione e senso della natura si trasformano in senso dell’esistenza.

Quale tecnica prevale nelle tue opere? Dopo varie sperimentazioni, preferisco sicuramente l’olio, con un’accurata preparazione anche materica dei supporti. Poi tanta luce, elemento essenziale, quasi materico, che prorompe gettando ombre, mescolando i colori che a loro volta evidenziano inattesi dettagli, brecce su nuove forme che si muovono o restano ferme delineando moto, staticità.

Tra le tante, quale è quella a cui sei particolarmente legato? Dalla nascita della fotografia e a maggior ragione  oggi non ha piu’ alcun senso dipingere per ritrarre fedelmente alla maniera i soggetti. A mio avviso un vero artista ha una precisa missione etico-sociale: la denuncia attraverso l’invito alla riflessione visiva. Questo implica che una volta realizzate le opere non mi appartengono minimamente. Le uniche tele che non cederei mai sono quelle domestiche che ritraggono i miei amori.
L’esperienza che ricordi con più orgoglio? La recente personale di Porto Recanati, nata per la volonta’ precisa dell’esperto Giuseppe Russo, che ha puntato su di me pur non conoscendomi. Interessante per me è stato aderire al manifesto dell’arte del celebre Maestro Ennio Calabria qui a Roma dove oggi opero. Le apprezzo visivamente, ma non amo le nuove arti digitali. In esse trovo assente il processo psicofisico che ogni artista attinge profondamente dal proprio essere, al di là della propria consapevolezza e opinione; il pittore solo in questo caso è portatore della propria” unicità-verità “- “liquido biologico”.. “impronta digitale”.. “intelligenza e volontà della mano” – che ha nel contempo la  capacità di connettersi con il profondo di altri soggetti.


Prossimi progetti? Ho in animo una serie di opere per una personale a sorpresa nella Capitale.  “La creatività rappresenta un’intelligenza che si diverte” sosteneva Einstein e spero io stesso posso continuare a gioire con la pittura.

Ufficio Stampa Valentina Roma 

Grafica Riccardo Giorgi

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