Valentina Roma, fra Neoarcaismo e Simbolismo onirico

Valentina Roma – 1984 – Roma. Il varco – Acrilico su tela – 100x50cm. Lo spirito dell’uomo è in grado di percepire delle sensazioni tra le più disparate, la cui presenza immanente riesce a verificarsi all’interno di un soggetto psichico in svariati modi, dacché una sostanza di diversa natura e lontanamente appartenente al genere umano può in virtù dell’utilizzo di immagini e di colori teoretici impartire dei pensieri a loro volta alterati dal soggetto prediletto, per l’appunto, mediante alcune forme e colori, che accolgono la presenza dei pensieri stessi all’interno del suo spirito contenente delle facoltà istinitive e fantasiose.

Queste ultime riescono a essere razionalizzate solo ed esclusivamente grazie all’esercizio della ragione e quindi a rimanere inalterate attraverso l’impiego della forma d’arte, che, in quanto processo, è adoperato dall’artista, Valentina Roma, per concretizzare su una tela in lino rettangolare di chiara matrice geometrica e euclidea delle forme e dei colori che rappresentano un’amazzone e una zebra, entrambi intenti a soffermarsi di fronte a una luce che illumina il loro fantastico mondo di appartenenza, il quale è contraddistinto nell’intera opera da striature micromacrogammate irregolari monocromatiche, che, ripetute nello spazio geometrico, favoriscono la dinamoformacromatizzazione di tutto il quadro.

La zebra si sofferma drasticamente di fronte al varco, poiché la luce proveniente da un realtà totalmente differente dai due esseri animati è totalmente innovativa, e non irta di potenziali problemi che si potrebbero verificare al momento del superamento del varco stesso, che l’artista in questione non vuole ritrarre, ma solo rappresentare idealmente attraverso il flusso della luce che illumina il mondo dei due esseri animati.

Essi sono rappresentati dalla suddetta pittrice tramite forme irregolari, alterate con i colori verde e nero. Il verde e il nero sono i due protagonisti assoluti dell’opera, giacché essi riescono ad accogliere, in tutta la loro magnificenza ontologica, la dimensione celeste, che rappresenta la luce vitalizzante e penetrante all’interno di una realtà totalmente differente da quella generata dal mondo esterno, che ella non riesce a rappresentare a causa della limitatezza della tela utilizzata.

La zebra e l’amazzone s’impongono, con intrasigenza, sulla superficie del quadro, giacché l’ambiente che accoglie la loro presenza manifesta gli stessi effetti cromoformali che costituiscono la loro essenza iconografica. L’ impatto dinamodulare, determinato dalla ripetitività delle micromacro striature irregolari, composte dal bianco e dal nero, favorisce la concretizzazione di un ambiente psichedelico, capace di dare vita, nella mente contemplante di un soggetto psichico, a una forza empatetica, strutturale e organica.

Infatti, la prima fase, ovvero quella empatetica, è visibile all’occhio dell’osservatore del quadro per via dell’esilità e dell’esemplificazione del disegno di base, concretizzante la fase strutturale dei soggetti animati, configurati all’interno del quadro medesimo, poiché essi sprigionano, all’interno della loro essenza iconografica, una sostanza vitalizzante che li introduce negli interni programmatici dei vari esseri viventi, idealizzati dalla pittrice tramite gli strumenti, le tecniche e i materiali per conformare l’opera.

La pittrice concepisce all’interno del suo quadro due esseri psichici realmente esistenti nel mondo fenomenico, ma in maniera soggettivizzata e idealizzata, poiché tali esseri rappresentano nelle varie culture iconografiche dei personaggi che si possono riscontrare altresì all’interno del mondo del cinema, dei romanzi e dell’arte in generale. L’assetto comportamentale di entrambi i soggetti è quello che si può ravvisare dal loro atteggiamento riprodotto sulla tela dalla pittrice, giacché l’amazzone in se stessa, secondo le varie tradizioni scritte e orali, appartiene al genere femminile della classe dei guerrieri, come d’altronde anche la zebra, che, nel mondo della fantasia, può accompagnare in guerra colui il quale è intento a cavalcarlo al fine di avvalersene nei vari campi di battaglia per favorire un buon esito nelle guerre perpetrate nei riguardi dei vari nemici.

La scena dell’opera rappresenta il momento del riposo dopo una dura battaglia, i cui protagonisti assoluti, in questo caso, sono la zebra e l’amazzone, intenti a superare dopo un atto di riflessione un varco che permette ad ambedue le creature di penetrare in un mondo nuovo, dove la manifestazione ontologica di oggetti, soggetti forme e colori puo rivelarsi totalmente differente da ciò che è rappresentato idealmente all’interno del quadro dalla pittrice Valentina Roma .

©️ Jeanfrancois Pugliese Critico D’Arte. Copyright 2020, Tutti i Diritti Riservati.